L’argomento trattato dal mio project work riguarda la squadra giovanile, l’allenatore e il rapporto che si instaura tra quest’ultimo e i suoi atleti. Ho voluto guardare a questo rapporto più dal punto di vista psicologico ed educativo rispetto che dal punto di vista puramente tecnico poiché la vera sfida per un coach è riuscire a rapportarsi in maniera positiva con i propri ragazzi.
Il primo capitolo riguarda la squadra, i fattori che andranno a creare lo spirito di squadra, le esperienze positive e negative derivate dallo sport giovanile e il rapporto dei singoli componenti con le figure adulte.
Il secondo capitolo riguarda la figura dell’allenatore, l’importanza che sia prima di tutto educatore e solo dopo tecnico sportivo, il saper parlare ai giovani, il saper ascoltare i propri ragazzi e la fondamentale differenza tra guardare e osservare un determinato evento sportivo (allenamento o partita). L’ultimo capitolo riguarda il rapporto che l’allenatore ha con la squadra, sulla leadership che esso deve avere su essa, la progettazione che esso deve fare sul singolo allenamento o sulla stagione nella sua complessità, il concetto fondamentale di life coach, il saper gestire la vittoria, il saper gestire la sconfitta e soprattutto capire e saper gestire l’abbandono dell’attività giovanile da parte dei ragazzi.
In conclusione questo project work mi ha dato la possibilità di approfondire l’importanza dell’aspetto psicologico ed educativo che la figura del coach di una qualsiasi sport giovanile sottintende. Ho capito che non basta essere preparati dal punto di vista tecnico, poiché rapportarsi con i ragazzi e tutte le loro dinamiche emotive/affettive fa la differenza tra un qualsiasi allenatore e un life coach. Più si è in grado di capire i bisogni dei ragazzi e di mettersi in gioco in prima persona più il giovane si sentirà accettato socialmente ed emotivamente dall’allenatore.